Le relazioni familiari nelle serie tv

15 Mar 2022 - Tag: , ,

Le relazioni familiari nelle serie tv
Devi e suo padre in "Non ho mai"

Nell’ampiezza di offerte che il panorama delle serie tv propone oggi, sono diversi i prodotti che indagano le dinamiche delle relazioni familiari, e in particolare di quelle tra genitori e figli. Non sono molti tuttavia i casi in cui tali relazioni sono rappresentate come sane, positive, con ruoli ben chiari la possibilità di creare un dialogo fecondo tra generazioni. Nei “teen drama” (le serie pensate per il pubblico degli adolescenti) più popolari le figure adulte sono in genere fragili, problematiche e prive di autorevolezza. Una delle poche eccezioni è “Non ho mai”, di Netflix, la storia di Devi, una ragazza indiana che vive in California con la madre, apparentemente un’adolescente come tante, che deve districarsi tra le prime cotte, i tortuosi percorsi dell’amicizia e lo studio. Solo che Devi ha perso il padre improvvisamente per un attacco di cuore, e sta ancora elaborando il trauma. La serie, giunta alla seconda stagione con una terza già confermata, riesce a raccontare un rapporto padre-figlia sano, pur in assenza della figura paterna in carne e ossa. E lo fa introducendo brevi incursioni del padre nella vita della protagonista, a volte in sogno, per darle il consiglio giusto o per raccogliere un suo momento di sconforto e rassicurarla.

Allargando il campo alle serie tv in generale, un esempio interessante è certamente “Downton Abbey”, serie molto amata dal pubblico (oggi disponibile su Amazon Prime), che si è snodata per sei stagioni (più due film per il grande schermo, il secondo in uscita a breve) narrando la storia della famiglia Crawley – madre, padre e tre figlie femmine – ambientata in una sfarzosa tenuta nella campagna inglese. Pur tra le molte convenzioni imposte dallo status di nobili, le relazioni tra genitori e figli occupano un ruolo non secondario nell’evoluzione della storia. La turbolenta figlia maggiore Mary trova nel padre una guida autorevole, ma anche capace di lasciare da parte le aspettative sociali per consigliarle di mandare all’aria un matrimonio già programmato dando sapzio invece al suo desiderio di trovare la persona giusta.

Una rappresentazione della famiglia positiva, ma realistica

Per trovare una rappresentazione della vita familiare  positiva, rispettosa, ma allo stesso tempo molto realistica, dobbiamo spostarci in Israele, dov’è stata realizzata Shtisel, in ebraico e yiddish con sottotitoli, proposta da Netflix per tre stagioni. Ambientata in una comunità di ebrei ultraortodossi a Gerusalemme, la serie immerge nelle vicende della famiglia del rabbino Shulem Shtisel, dove non mancano conflitti e difficoltà, ma prevale su tutto la presenza di un legame forte, in grado di ricostituire un matrimonio che sembrava ormai finito, o di indurre a rinunciare a qualche ambizione personale pur di mantenere in vita il proprio legame coniugale.

La presenza forte della figura materna, anche in una circostanza estrema, è al centro di Buongiorno Mamma, andata in onda lo scorso anno su Canale 5, che racconta la storia della famiglia Borghi: quattro figli e un papà che si occupa materialmente di loro, perché la mamma è da qualche anno in stato vegetativo. Stesa su un letto, in casa, la donna resta comunque al centro degli affetti di tutti e in qualche modo misterioso la sua sola presenza è in grado di riportare la calma, rimettere ordine e ristabilire le priorità. Certamente una situazione non comune, in grado di far riflettere sugli aspetti più profondi e meno “visibili” degli autentici legami familiari.

Per concludere possiamo citare una serie di successo da poco andata in onda su RaiUno, Blanca, la storia di una giovane non vedente, che con coraggio sfida innumerevoli ostacoli pur di coronare il suo sogno di lavorare in un commissariato di polizia. Tra un’indagine e l’altra e la piega di suspense che prende la storia, scopriamo che quella sua forza d’animo e capacità di non lasciarsi fermare dalle difficoltà deriva in buona parte dalla presenza di una figura paterna sana, che pur senza mai essere invadente, la sa affiancare e consigliare nei momenti più critici.

Stefania Garassini

Trovate le recensioni complete delle serie citate sul sito www.orientaserie.it, un progetto di Aiart in collaborazione con il Master in Screenwriting and Production dell’Università Cattolica di Milano.

Originariamente pubblicato su Il Telespettatore

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Le relazioni familiari nelle serie tv
Devi e suo padre in "Non ho mai"

Nell’ampiezza di offerte che il panorama delle serie tv propone oggi, sono diversi i prodotti che indagano le dinamiche delle relazioni familiari, e in particolare di quelle tra genitori e figli. Non sono molti tuttavia i casi in cui tali relazioni sono rappresentate come sane, positive, con ruoli ben chiari la possibilità di creare un dialogo fecondo tra generazioni. Nei “teen drama” (le serie pensate per il pubblico degli adolescenti) più popolari le figure adulte sono in genere fragili, problematiche e prive di autorevolezza. Una delle poche eccezioni è “Non ho mai”, di Netflix, la storia di Devi, una ragazza indiana che vive in California con la madre, apparentemente un’adolescente come tante, che deve districarsi tra le prime cotte, i tortuosi percorsi dell’amicizia e lo studio. Solo che Devi ha perso il padre improvvisamente per un attacco di cuore, e sta ancora elaborando il trauma. La serie, giunta alla seconda stagione con una terza già confermata, riesce a raccontare un rapporto padre-figlia sano, pur in assenza della figura paterna in carne e ossa. E lo fa introducendo brevi incursioni del padre nella vita della protagonista, a volte in sogno, per darle il consiglio giusto o per raccogliere un suo momento di sconforto e rassicurarla.

Allargando il campo alle serie tv in generale, un esempio interessante è certamente “Downton Abbey”, serie molto amata dal pubblico (oggi disponibile su Amazon Prime), che si è snodata per sei stagioni (più due film per il grande schermo, il secondo in uscita a breve) narrando la storia della famiglia Crawley – madre, padre e tre figlie femmine – ambientata in una sfarzosa tenuta nella campagna inglese. Pur tra le molte convenzioni imposte dallo status di nobili, le relazioni tra genitori e figli occupano un ruolo non secondario nell’evoluzione della storia. La turbolenta figlia maggiore Mary trova nel padre una guida autorevole, ma anche capace di lasciare da parte le aspettative sociali per consigliarle di mandare all’aria un matrimonio già programmato dando sapzio invece al suo desiderio di trovare la persona giusta.

Una rappresentazione della famiglia positiva, ma realistica

Per trovare una rappresentazione della vita familiare  positiva, rispettosa, ma allo stesso tempo molto realistica, dobbiamo spostarci in Israele, dov’è stata realizzata Shtisel, in ebraico e yiddish con sottotitoli, proposta da Netflix per tre stagioni. Ambientata in una comunità di ebrei ultraortodossi a Gerusalemme, la serie immerge nelle vicende della famiglia del rabbino Shulem Shtisel, dove non mancano conflitti e difficoltà, ma prevale su tutto la presenza di un legame forte, in grado di ricostituire un matrimonio che sembrava ormai finito, o di indurre a rinunciare a qualche ambizione personale pur di mantenere in vita il proprio legame coniugale.

La presenza forte della figura materna, anche in una circostanza estrema, è al centro di Buongiorno Mamma, andata in onda lo scorso anno su Canale 5, che racconta la storia della famiglia Borghi: quattro figli e un papà che si occupa materialmente di loro, perché la mamma è da qualche anno in stato vegetativo. Stesa su un letto, in casa, la donna resta comunque al centro degli affetti di tutti e in qualche modo misterioso la sua sola presenza è in grado di riportare la calma, rimettere ordine e ristabilire le priorità. Certamente una situazione non comune, in grado di far riflettere sugli aspetti più profondi e meno “visibili” degli autentici legami familiari.

Per concludere possiamo citare una serie di successo da poco andata in onda su RaiUno, Blanca, la storia di una giovane non vedente, che con coraggio sfida innumerevoli ostacoli pur di coronare il suo sogno di lavorare in un commissariato di polizia. Tra un’indagine e l’altra e la piega di suspense che prende la storia, scopriamo che quella sua forza d’animo e capacità di non lasciarsi fermare dalle difficoltà deriva in buona parte dalla presenza di una figura paterna sana, che pur senza mai essere invadente, la sa affiancare e consigliare nei momenti più critici.

Stefania Garassini

Trovate le recensioni complete delle serie citate sul sito www.orientaserie.it, un progetto di Aiart in collaborazione con il Master in Screenwriting and Production dell’Università Cattolica di Milano.

Originariamente pubblicato su Il Telespettatore

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