Tutto quello che avete sempre voluto sapere su Instagram e non avete mai osato chiedere…

7 Lug 2019 -

Tutto quello che avete sempre voluto sapere su Instagram e non avete mai osato chiedere…

Se avete a che fare a vario titolo con adolescenti dotati di smartphone, sapete già che ormai la maggior parte del tempo la trascorrono su Instagram (quando non sono impegnati a chattare su Whatsapp). Il social media delle foto, nato nel 2010 e acquisito da Facebook nel 2012, ha avuto una diffusione massiccia fino a superare il miliardo di utenti nel mondo, mentre in Italia è al terzo posto tra i social media più usati con oltre 19 milioni di utilizzatori. Ma quali sono le ragioni di questo successo? E quali le informazioni essenziali che i genitori e gli educatori devono conoscere?

Instagram, fin dalla sua creazione, si proponeva come un social basato sulle immagini, nato per condividere con una comunità di utenti più o meno ampia, scatti fotografici particolarmente riusciti. I testi, in genere brevi, facevano da supporto alle immagini, che era possibile ritoccare con una vasta gamma di filtri. Negli anni il servizio si è evoluto nella direzione di un uso sempre più “leggero” e pervasivo delle foto: scatti fugaci che si cancellano dopo pochi minuti dallo schermo di chi li riceve, “storie” video, che durano 24 ore, (il primo a introdurle era stato Snapchat, social media che ha come logo un fantasmino a sancire l’evanescenza – in realtà illusoria, visto che è sempre possibile fare uno screenshot – delle foto condivise). L’arrivo di queste nuove funzioni ha decretato il successo di Instagram presso gli adolescenti, che usano il social in modo massiccio per restare in contatto condividendo attività e situazioni quotidiane. Quello che può preoccupare i genitori e gli educatori è proprio la quantità di tempo trascorsa utilizzando questo servizio, in cui magari non si capisce neanche bene che cosa ci stiano a fare.

Per accompagnarli verso un uso più consapevole può essere utile avere qualche informazione in più. Il primo passo per utilizzare Instagram è aprire un proprio profilo: l’età minima per farlo sarebbe 13 anni, in Europa, soglia oltre la quale è possibile dare il consenso al trattamento dei propri dati. È noto però come purtroppo tale limite sia in gran parte disatteso, visto che il servizio è in realtà utilizzato fin dai primi anni delle medie inferiori. Una volta aperto il profilo è possibile cominciare a postare foto e a raggranellare follower (letteralmente “seguaci”): è così che si chiamano i contatti su Instagram.  Salta all’occhio immediatamente una prima differenza con il mondo di Facebook, dove, almeno in teoria, siamo tutti “amici”, qui invece io sono il centro e gli altri mi seguono (e se mi seguono in pochi è un problema serio). È consigliabile in ogni caso che il profilo sia privato, in modo da dover approvare i propri follower, prima di accettarli: l’unica controindicazione di questa scelta è che tra i follower esclusi potremmo esserci proprio noi genitori. Oltre alle foto condivise, Instagram può ospitare dirette e “Storie”, ovvero brevi video o sequenze di immagini (al massimo di 15 minuti, ma si possono caricare numerosi frammenti e quindi alla fine aumentarne la durata) che si cancellano dopo 24 ore. Non mancano le funzionalità interattive: tutte le foto e i video possono essere commentati ed è possibile inviare messaggi diretti a un certo profilo. Gli hashtag poi sono utilizzati per arricchire le immagini di significati.

 Instagram ha soppiantato Facebook nel consumo dei giovanissimi per diversi motivi, non ultimo la sua maggiore semplicità di utilizzo e di consultazione. Le operazioni possibili in fin dei conti sono poche (nell’app non sono presenti link, non si può condividere un contenuto altrui e in generale i testi sono piuttosto brevi) e non richiedono un grande impegno. Per la maggior parte del tempo quindi si lasciano scorrere immagini e si fa una sorta di zapping sulle vite altrui, innescando meccanismi di confronto continuo, in una competizione a suon di like e commenti positivi, che ha ricadute pesantissime sull’autostima di un adolescente. È come partecipare a un perenne concorso di bellezza dove si è giudicati in ogni momento. Proprio con il fine di ovviare a questo problema Instagram sta sperimentando in Canada una versione del servizio che rende invisibile il numero di like a chi visita il profilo di un altro utente. Per aiutare invece a gestire il tempo, esiste la funzione “la tua attività”, grazie alla quale visualizzare il numero esatto di minuti (o ore) trascorsi e indicare dei limiti.

La tipologia di profili presenti sull’app è ormai vastissima: accanto alle vere star, la più nota è Chiara Ferragni, c’è un’abbondanza di contenuti stupidi, cinici e apertamente volgari, ma non mancano le proposte interessanti e stimolanti, che occorre andarsi a cercare e coltivare, perché in netta minoranza. Sarebbe consigliabile – soprattutto se i ragazzi cominciano a usare il servizio in età molto bassa – visionare con loro i profili per aiutarli a fare una selezione. Tenete presente però che è frequentissimo l’uso dei cosiddetti “finsta” (da “fake instagram”), profili falsi, creati per seguire qualcuno rimanendo anonimi. Come per tutti i social media, il consiglio è quindi quello di mantenere aperto un canale di scambio, trovando e segnalando a nostra volta profili interessanti (ci sono “instagrammers” che propongono recensioni di mostre d’arte, consigli cinematografici o che introducono all’apprendimento di una lingua straniera, per citare soltanto qualche caso). Non mancheranno le scoperte interessanti anche per noi.

originariamente pubblicato su http://www.puntofamiglia.net/

 


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Tutto quello che avete sempre voluto sapere su Instagram e non avete mai osato chiedere…

Se avete a che fare a vario titolo con adolescenti dotati di smartphone, sapete già che ormai la maggior parte del tempo la trascorrono su Instagram (quando non sono impegnati a chattare su Whatsapp). Il social media delle foto, nato nel 2010 e acquisito da Facebook nel 2012, ha avuto una diffusione massiccia fino a superare il miliardo di utenti nel mondo, mentre in Italia è al terzo posto tra i social media più usati con oltre 19 milioni di utilizzatori. Ma quali sono le ragioni di questo successo? E quali le informazioni essenziali che i genitori e gli educatori devono conoscere?

Instagram, fin dalla sua creazione, si proponeva come un social basato sulle immagini, nato per condividere con una comunità di utenti più o meno ampia, scatti fotografici particolarmente riusciti. I testi, in genere brevi, facevano da supporto alle immagini, che era possibile ritoccare con una vasta gamma di filtri. Negli anni il servizio si è evoluto nella direzione di un uso sempre più “leggero” e pervasivo delle foto: scatti fugaci che si cancellano dopo pochi minuti dallo schermo di chi li riceve, “storie” video, che durano 24 ore, (il primo a introdurle era stato Snapchat, social media che ha come logo un fantasmino a sancire l’evanescenza – in realtà illusoria, visto che è sempre possibile fare uno screenshot – delle foto condivise). L’arrivo di queste nuove funzioni ha decretato il successo di Instagram presso gli adolescenti, che usano il social in modo massiccio per restare in contatto condividendo attività e situazioni quotidiane. Quello che può preoccupare i genitori e gli educatori è proprio la quantità di tempo trascorsa utilizzando questo servizio, in cui magari non si capisce neanche bene che cosa ci stiano a fare.

Per accompagnarli verso un uso più consapevole può essere utile avere qualche informazione in più. Il primo passo per utilizzare Instagram è aprire un proprio profilo: l’età minima per farlo sarebbe 13 anni, in Europa, soglia oltre la quale è possibile dare il consenso al trattamento dei propri dati. È noto però come purtroppo tale limite sia in gran parte disatteso, visto che il servizio è in realtà utilizzato fin dai primi anni delle medie inferiori. Una volta aperto il profilo è possibile cominciare a postare foto e a raggranellare follower (letteralmente “seguaci”): è così che si chiamano i contatti su Instagram.  Salta all’occhio immediatamente una prima differenza con il mondo di Facebook, dove, almeno in teoria, siamo tutti “amici”, qui invece io sono il centro e gli altri mi seguono (e se mi seguono in pochi è un problema serio). È consigliabile in ogni caso che il profilo sia privato, in modo da dover approvare i propri follower, prima di accettarli: l’unica controindicazione di questa scelta è che tra i follower esclusi potremmo esserci proprio noi genitori. Oltre alle foto condivise, Instagram può ospitare dirette e “Storie”, ovvero brevi video o sequenze di immagini (al massimo di 15 minuti, ma si possono caricare numerosi frammenti e quindi alla fine aumentarne la durata) che si cancellano dopo 24 ore. Non mancano le funzionalità interattive: tutte le foto e i video possono essere commentati ed è possibile inviare messaggi diretti a un certo profilo. Gli hashtag poi sono utilizzati per arricchire le immagini di significati.

 Instagram ha soppiantato Facebook nel consumo dei giovanissimi per diversi motivi, non ultimo la sua maggiore semplicità di utilizzo e di consultazione. Le operazioni possibili in fin dei conti sono poche (nell’app non sono presenti link, non si può condividere un contenuto altrui e in generale i testi sono piuttosto brevi) e non richiedono un grande impegno. Per la maggior parte del tempo quindi si lasciano scorrere immagini e si fa una sorta di zapping sulle vite altrui, innescando meccanismi di confronto continuo, in una competizione a suon di like e commenti positivi, che ha ricadute pesantissime sull’autostima di un adolescente. È come partecipare a un perenne concorso di bellezza dove si è giudicati in ogni momento. Proprio con il fine di ovviare a questo problema Instagram sta sperimentando in Canada una versione del servizio che rende invisibile il numero di like a chi visita il profilo di un altro utente. Per aiutare invece a gestire il tempo, esiste la funzione “la tua attività”, grazie alla quale visualizzare il numero esatto di minuti (o ore) trascorsi e indicare dei limiti.

La tipologia di profili presenti sull’app è ormai vastissima: accanto alle vere star, la più nota è Chiara Ferragni, c’è un’abbondanza di contenuti stupidi, cinici e apertamente volgari, ma non mancano le proposte interessanti e stimolanti, che occorre andarsi a cercare e coltivare, perché in netta minoranza. Sarebbe consigliabile – soprattutto se i ragazzi cominciano a usare il servizio in età molto bassa – visionare con loro i profili per aiutarli a fare una selezione. Tenete presente però che è frequentissimo l’uso dei cosiddetti “finsta” (da “fake instagram”), profili falsi, creati per seguire qualcuno rimanendo anonimi. Come per tutti i social media, il consiglio è quindi quello di mantenere aperto un canale di scambio, trovando e segnalando a nostra volta profili interessanti (ci sono “instagrammers” che propongono recensioni di mostre d’arte, consigli cinematografici o che introducono all’apprendimento di una lingua straniera, per citare soltanto qualche caso). Non mancheranno le scoperte interessanti anche per noi.

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