Non solo smartphone. Patti digitali, il fronte s’allarga. Come funzionano

16 Gen 2024 - Tag: , , , ,

Non solo smartphone. Patti digitali, il fronte s’allarga. Come funzionano

C’è chi ha cominciato con quattro amici riuscendo poi a coinvolgerne settanta, chi dalla propria classe è arrivato a diffondere l’iniziativa in tutte le scuole della sua città, chi è partito raccogliendo interesse attraverso i social media per poi passare a incontri di persona. Sono alcune delle esperienze di genitori che hanno partecipato nei giorni scorsi all’Università Bicocca di Milano a “Ci vuole un villaggio”, primo Meeting nazionale dei Patti di Comunità per l’educazione digitale. In aula magna si sono ascoltate le storie di tanti genitori che si sono uniti per decidere insieme quali regole e strategie utilizzare nell’educazione digitale dei propri figli sottoscrivendo un vero e proprio patto. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il centro per il Benessere Digitale dell’Università Bicocca e le associazioni Mec (Media Educazione Comunità), Sloworking e Aiart (Associazione cittadini mediali).

La rete dei Patti digitali è ormai piuttosto diffusa, con oltre 70 gruppi attivi in tutta Italia e più di 4mila genitori che hanno aderito a un Patto, mentre continuano a giungere richieste di consulenza e assistenza nel percorso (illustrato in dettaglio nel box qui a destra). La giornata milanese ha riunito anche molti genitori e insegnanti non ancora coinvolti ma interessati a scoprire la formula dei Patti, che nasce «dall’incontro fra l’approccio della ricerca scientifica e quello più concreto delle pratiche che tutti i giorni le famiglie devono mettere in atto» come ha spiegato Marco Gui, direttore del centro Benessere Digitale e membro del board della Rete Patti digitali. «Se è vero che spesso le indicazioni degli esperti non sono univoche e le leggi sui limiti di età poco conosciute, – ha aggiunto – ci sono ormai sempre più conferme delle problematiche di un accesso precoce non guidato a Internet». In un simile scenario il ruolo dei genitori è cruciale: sono loro i primi componenti di quel “Villaggio” che, come ricorda il titolo dell’incontro ispirato a un celebre proverbio africano, è necessario per educare un bambino. E quando questo villaggio si attiva i risultati non tardano a vedersi. A Udine da una scuola il patto si è esteso a 32 istituti scolastici della città, proponendo, tra l’altro, alle famiglie un ciclo di incontri online su tematiche digitali, che hanno riscosso straordinario interesse.

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C’è chi ha cominciato con quattro amici riuscendo poi a coinvolgerne settanta, chi dalla propria classe è arrivato a diffondere l’iniziativa in tutte le scuole della sua città, chi è partito raccogliendo interesse attraverso i social media per poi passare a incontri di persona. Sono alcune delle esperienze di genitori che hanno partecipato nei giorni scorsi all’Università Bicocca di Milano a “Ci vuole un villaggio”, primo Meeting nazionale dei Patti di Comunità per l’educazione digitale. In aula magna si sono ascoltate le storie di tanti genitori che si sono uniti per decidere insieme quali regole e strategie utilizzare nell’educazione digitale dei propri figli sottoscrivendo un vero e proprio patto. L’iniziativa nasce dalla collaborazione tra il centro per il Benessere Digitale dell’Università Bicocca e le associazioni Mec (Media Educazione Comunità), Sloworking e Aiart (Associazione cittadini mediali).

La rete dei Patti digitali è ormai piuttosto diffusa, con oltre 70 gruppi attivi in tutta Italia e più di 4mila genitori che hanno aderito a un Patto, mentre continuano a giungere richieste di consulenza e assistenza nel percorso (illustrato in dettaglio nel box qui a destra). La giornata milanese ha riunito anche molti genitori e insegnanti non ancora coinvolti ma interessati a scoprire la formula dei Patti, che nasce «dall’incontro fra l’approccio della ricerca scientifica e quello più concreto delle pratiche che tutti i giorni le famiglie devono mettere in atto» come ha spiegato Marco Gui, direttore del centro Benessere Digitale e membro del board della Rete Patti digitali. «Se è vero che spesso le indicazioni degli esperti non sono univoche e le leggi sui limiti di età poco conosciute, – ha aggiunto – ci sono ormai sempre più conferme delle problematiche di un accesso precoce non guidato a Internet». In un simile scenario il ruolo dei genitori è cruciale: sono loro i primi componenti di quel “Villaggio” che, come ricorda il titolo dell’incontro ispirato a un celebre proverbio africano, è necessario per educare un bambino. E quando questo villaggio si attiva i risultati non tardano a vedersi. A Udine da una scuola il patto si è esteso a 32 istituti scolastici della città, proponendo, tra l’altro, alle famiglie un ciclo di incontri online su tematiche digitali, che hanno riscosso straordinario interesse.

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