Nudes: vita affettiva degli adolescenti e tecnologia

15 Gen 2022 - Tag: , ,

Nudes: vita affettiva degli adolescenti e tecnologia

La serie, proposta unicamente su Raiplay e indirizzata a un pubblico di giovani, affronta il tema del “revenge porn”, dove la tecnologia s’intreccia in modo quasi inscindibile con la vita affettiva dei ragazzi, sempre connessi, ma spesso non altrettanto consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni. In dieci brevi episodi che ricalcano un format norvegese (circa 20 minuti l’uno) si raccontano  tre storie di adolescenti alle prese con situazioni difficili: nella prima Vittorio è accusato di aver diffuso immagini pedopornografiche e rischia il carcere, mentre per Sofia, la protagonista della seconda storia, i problemi arrivano quando qualcuno pubblica sul web il video di un rapporto con il ragazzo del suoi sogni, e infine Ada, di soli 14 anni, si ritrova in guai seri per alcuni suoi scatti senza veli inviati a uno sconosciuto. Tutto nasce da un utilizzo leggero  e disimpegnato dello smartphone, ma il pregio della serie è lasciar intendere come questo utilizzo sia soltanto il sintomo di un malessere ben più profondo, legato alla difficoltà crescente a gestire le proprie emozioni.

I ragazzi di Nudes agiscono in modo impulsivo perché non sono in grado di fronteggiare stati d’animo forti come la gelosia, la rabbia, l’invidia, o il senso di solitudine e di abbandono. Lo smartphone sembra proporre loro una facile scappatoia – quella foto scattata e diffusa in pochi secondi – e placare momentaneamente la sofferenza. In realtà si avverte chiaramente la mancanza di un’ alfabetizzazione emotiva (lo ha spiegato la regista Laura Luchetti in alcune interviste) che fornisca gli strumenti per capire e incanalare i propri stati d’animo verso esiti non distruttivi per se stessi e gli altri. Nudes ha il merito di allargare la prospettiva, senza indugiare troppo nei particolari morbosi delle vicende e invitando a uno sguardo più ampio sul mondo affettivo degli adolescenti. Obiettivo in buona parte raggiunto, con alcuni episodi più riusciti degli altri  e una buona qualità generale della recitazione, anche se in qualche caso è mancato il dovuto approfondimento di personaggi e situazioni. Rispetto ad altri teen drama che ritraggono una gioventù perduta (come  Tredici o Euphoria) Nudes si mantiene su un registro meno estremo e nel quale ci sono barlumi di speranza, possibili soluzioni ai problemi, percorsi di recupero. Per questo la serie di RaiPlay si rivela come un prodotto adatto anche a una visione a scuola o in famiglia (con ragazzi liceali, preferibilmente dai 16 anni in su), come spunto per un dialogo serio su un problema sentito, e soprattutto sulle sue radici, che ben poco hanno a che vedere con la tecnologia.

Desiderio di espiazione

La vicenda di Vittorio, studente modello, promotore di un nuovo spazio di aggregazione per i ragazzi di Bologna (città dov’è ambientata tutta la serie), è un percorso di crescita e di scoperta di sé, a partire da una caduta, da una colpa grave commessa per impulso e dal rendersi conto della sofferenza provocata.

Il ragazzo, accusato di pedopornografia per aver girato e diffuso il video intimo di un’amica minorenne, passa dall’iniziale incredulità alla sempre più chiara consapevolezza di non essere perfetto, ineccepibile, “quello che vuole cadere sempre in piedi”, come egli stesso si definisce. E lentamente, nel corso dei quattro episodi, si rende conto della gravità del proprio gesto. Così non si accontenta di scorciatoie, come gli suggeriscono i suoi genitori, e vuole pagare fino in fondo il suo errore. Purtroppo però questo suo desiderio non trova riscontro nelle figure che gli stanno attorno, nei coetanei, e tanto meno negli adulti. Nell’ultimo episodio che lo riguarda, il quarto, all’amico che lo invita a stare tranquillo, a non pensarci, che alla fine tutto si sistemerà, Vittorio risponde “Ho bisogno di dirti perché ho postato quel video”.  E alla madre, disposta a tutto – anche a diffamare la ragazza, facendola sembrare una poco di buono – pur di evitare un processo per il figlio, soprattutto per le conseguenze che potrebbe avere sulla sua rispettabilità sociale e sul buon nome della famiglia, fa capire in un dialogo illuminante la sua inquietudine e il desiderio di affrontare le proprie responsabilità, senza sconti. “Se dovessimo andare a processo, io quelle cose su Marta non le voglio dire. E’ colpa mia, solo colpa mia”. E la madre: “Se ti fai condannare non potrai aiutare né lei, né te. Non saresti più libero di fare le cose che desideri”. “Cosa? Perché io sinceramente non lo so neanche più che cosa voglio fare”. “Avrai tutto il tempo e il modo di riparare ai tuoi errori. Ma da una condanna non verrà niente di buono. Fidati”. A Vittorio, giustamente, queste spiegazioni non bastano. Così prosegue da solo, chiede scusa alla fidanzata, Marta, e le racconta tutta la verità. Ma anche questo non è sufficiente. Nessuno attorno a lui sembra capire fino in fondo il suo desiderio di espiazione.

Il ragazzo e i suoi genitori si ritrovano su piani radicalmente diversi, e lontani: al pragmatismo degli adulti, preoccupati soltanto di “sistemare le cose” e di procedere come se niente fosse accaduto,  si contrappone il desiderio di verità e giustizia, di riparare al male commesso: la ricerca di un ideale, che solo può dare senso alla vita. E di cui ogni adolescente ha un disperato bisogno.

Originariamente pubblicato su Il Cinematografo

 

 

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Nudes: vita affettiva degli adolescenti e tecnologia

La serie, proposta unicamente su Raiplay e indirizzata a un pubblico di giovani, affronta il tema del “revenge porn”, dove la tecnologia s’intreccia in modo quasi inscindibile con la vita affettiva dei ragazzi, sempre connessi, ma spesso non altrettanto consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni. In dieci brevi episodi che ricalcano un format norvegese (circa 20 minuti l’uno) si raccontano  tre storie di adolescenti alle prese con situazioni difficili: nella prima Vittorio è accusato di aver diffuso immagini pedopornografiche e rischia il carcere, mentre per Sofia, la protagonista della seconda storia, i problemi arrivano quando qualcuno pubblica sul web il video di un rapporto con il ragazzo del suoi sogni, e infine Ada, di soli 14 anni, si ritrova in guai seri per alcuni suoi scatti senza veli inviati a uno sconosciuto. Tutto nasce da un utilizzo leggero  e disimpegnato dello smartphone, ma il pregio della serie è lasciar intendere come questo utilizzo sia soltanto il sintomo di un malessere ben più profondo, legato alla difficoltà crescente a gestire le proprie emozioni.

I ragazzi di Nudes agiscono in modo impulsivo perché non sono in grado di fronteggiare stati d’animo forti come la gelosia, la rabbia, l’invidia, o il senso di solitudine e di abbandono. Lo smartphone sembra proporre loro una facile scappatoia – quella foto scattata e diffusa in pochi secondi – e placare momentaneamente la sofferenza. In realtà si avverte chiaramente la mancanza di un’ alfabetizzazione emotiva (lo ha spiegato la regista Laura Luchetti in alcune interviste) che fornisca gli strumenti per capire e incanalare i propri stati d’animo verso esiti non distruttivi per se stessi e gli altri. Nudes ha il merito di allargare la prospettiva, senza indugiare troppo nei particolari morbosi delle vicende e invitando a uno sguardo più ampio sul mondo affettivo degli adolescenti. Obiettivo in buona parte raggiunto, con alcuni episodi più riusciti degli altri  e una buona qualità generale della recitazione, anche se in qualche caso è mancato il dovuto approfondimento di personaggi e situazioni. Rispetto ad altri teen drama che ritraggono una gioventù perduta (come  Tredici o Euphoria) Nudes si mantiene su un registro meno estremo e nel quale ci sono barlumi di speranza, possibili soluzioni ai problemi, percorsi di recupero. Per questo la serie di RaiPlay si rivela come un prodotto adatto anche a una visione a scuola o in famiglia (con ragazzi liceali, preferibilmente dai 16 anni in su), come spunto per un dialogo serio su un problema sentito, e soprattutto sulle sue radici, che ben poco hanno a che vedere con la tecnologia.

Desiderio di espiazione

La vicenda di Vittorio, studente modello, promotore di un nuovo spazio di aggregazione per i ragazzi di Bologna (città dov’è ambientata tutta la serie), è un percorso di crescita e di scoperta di sé, a partire da una caduta, da una colpa grave commessa per impulso e dal rendersi conto della sofferenza provocata.

Il ragazzo, accusato di pedopornografia per aver girato e diffuso il video intimo di un’amica minorenne, passa dall’iniziale incredulità alla sempre più chiara consapevolezza di non essere perfetto, ineccepibile, “quello che vuole cadere sempre in piedi”, come egli stesso si definisce. E lentamente, nel corso dei quattro episodi, si rende conto della gravità del proprio gesto. Così non si accontenta di scorciatoie, come gli suggeriscono i suoi genitori, e vuole pagare fino in fondo il suo errore. Purtroppo però questo suo desiderio non trova riscontro nelle figure che gli stanno attorno, nei coetanei, e tanto meno negli adulti. Nell’ultimo episodio che lo riguarda, il quarto, all’amico che lo invita a stare tranquillo, a non pensarci, che alla fine tutto si sistemerà, Vittorio risponde “Ho bisogno di dirti perché ho postato quel video”.  E alla madre, disposta a tutto – anche a diffamare la ragazza, facendola sembrare una poco di buono – pur di evitare un processo per il figlio, soprattutto per le conseguenze che potrebbe avere sulla sua rispettabilità sociale e sul buon nome della famiglia, fa capire in un dialogo illuminante la sua inquietudine e il desiderio di affrontare le proprie responsabilità, senza sconti. “Se dovessimo andare a processo, io quelle cose su Marta non le voglio dire. E’ colpa mia, solo colpa mia”. E la madre: “Se ti fai condannare non potrai aiutare né lei, né te. Non saresti più libero di fare le cose che desideri”. “Cosa? Perché io sinceramente non lo so neanche più che cosa voglio fare”. “Avrai tutto il tempo e il modo di riparare ai tuoi errori. Ma da una condanna non verrà niente di buono. Fidati”. A Vittorio, giustamente, queste spiegazioni non bastano. Così prosegue da solo, chiede scusa alla fidanzata, Marta, e le racconta tutta la verità. Ma anche questo non è sufficiente. Nessuno attorno a lui sembra capire fino in fondo il suo desiderio di espiazione.

Il ragazzo e i suoi genitori si ritrovano su piani radicalmente diversi, e lontani: al pragmatismo degli adulti, preoccupati soltanto di “sistemare le cose” e di procedere come se niente fosse accaduto,  si contrappone il desiderio di verità e giustizia, di riparare al male commesso: la ricerca di un ideale, che solo può dare senso alla vita. E di cui ogni adolescente ha un disperato bisogno.

Originariamente pubblicato su Il Cinematografo

 

 

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