“Io ho vietato ai miei figli lo smartphone fino all’estate prima del liceo”

9 Lug 2019 -

“Io ho vietato ai miei figli lo smartphone fino all’estate prima del liceo”

Non sono pochi i genitori che ammettono di avere difficoltà nello stabilire regole e consuetudini condivise sull’uso dello smartphone e in generale dei dispositivi tecnologici all’interno della propria famiglia. E questo indipendentemente dall’età dei figli. Può risultare difficile, persino con ragazzini di undici anni, far rispettare il divieto di uso durante la notte, oppure ai pasti. Eppure dovrebbe trattarsi di norme di buon senso, quasi scontate. È utile ricordare poi che nella maggior parte dei casi non si tratta di proibizioni eccessive derivanti da scarsa conoscenza degli strumenti e da un generico atteggiamento di rifiuto della tecnologia da parte degli adulti. Se ci fossero dubbi, una risorsa interessante da consultare sono queste dodici regole adottate nella sua famiglia dal guru Chris Anderson,  ex direttore della rivista di cultura digitale Wired, e presidente di un’azienda specializzata in droni, con sede in California, dunque non propriamente un individuo ostile alla tecnologia. Anderson spiega come lui e sua moglie abbiano cresciuto in questo modo cinque figli (tra gli 11 e i 22 anni): “Tutti felici, vanno bene a scuola e ci divertiamo parecchio in famiglia”. Ovviamente non possiamo verificare l’efficacia delle “cura-Anderson”, però scorrere quelle regole può incoraggiarci a rilanciare anche nelle nostre famiglie la necessità di un uso più disciplinato e consapevole delle tecnologie.

Il primo punto ribadisce la necessità di scegliere con attenzione l’età, argomento di cui ci siamo già occupati in queste pagine: “Niente telefono prima dell’estate che precede il liceo”, ovvero all’incirca 13 anni, richiesti anche per l’uso di qualsiasi social media in casa Anderson. La seconda regola – importantissima – è: “Niente schermi in camera da letto” (no screens in the bedroom): attenzione che qui si parla di schermi in generale, quindi anche tv, computer, tablet e quant’altro. A casa Anderson è consentito usarli, come si legge al punto 3, solo in spazi pubblici (soggiorno o cucina ad esempio). Può sembrare impossibile, visto che ormai quasi tutto si può vedere sul proprio smartphone, in genere da soli in camera. Tuttavia il consiglio è da prendere seriamente. Limitare il tempo di consumo solitario di immagini e contenuti audiovisivi sul proprio smartphone e favorire invece tutte le occasioni in cui tale consumo avviene in presenza di altri o, meglio ancora, insieme, davanti alla tv, o al computer, può essere un obiettivo realistico da proporci. Come lo è il punto 8 “assolutamente vietati i telefoni a tavola”, che Anderson scrive a lettere tutte maiuscole, per sottolinearne la fondamentale importanza.

Altre indicazioni hanno un tono più tecnico, e suggeriscono strumenti con i quali controllare l’utilizzo delle tecnologie in casa: si tratta di filtri e sistemi per attivare e disattivare il wifi dei vari membri della famiglia, a seconda dell’orario e del comportamento (se i genitori ti chiedono di dare una mano in casa e tu non lo fai, 24 ore senza wifi…). Un altro consiglio è quello di non regalare l’ultimo avanzatissimo e costosissimo modello di smartphone, piuttosto cominciare con dispositivi usati, almeno fino a quando i figli non andranno all’università e magari potranno contribuire alla spesa.

Le regole di Chris Anderson ci dicono molto chiaramente che chi conosce meglio queste tecnologie, chi le ha progettate e studiate, è anche ben consapevole dell’importanza di un uso corretto, forse perché meglio di altri conosce la posta in gioco: i rischi della distrazione, e più ancora della dipendenza, d’imbattersi in contenuti inadeguati o semplicemente di perdere tempo in quantità spropositate, come spesso succede – ammettiamolo – anche a noi adulti. Starà poi a ogni famiglia trovare il proprio stile anche nell’uso degli strumenti tecnologici. Il pericolo da combattere è la rassegnazione, ovvero arrendersi a comportamenti e usi che non condividiamo, soltanto perché “così fan tutti” ed è molto difficile opporsi.

L’estate, che comporta un cambio di abitudini, sia pure temporaneo, può essere un buon momento per sperimentare alcune delle indicazioni proposte. O per individuarne altre, cui magari nemmeno nella Silicon Valley avevano ancora pensato.

originariamente pubblicato su www.puntofamiglia.net

 


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“Io ho vietato ai miei figli lo smartphone fino all’estate prima del liceo”

Non sono pochi i genitori che ammettono di avere difficoltà nello stabilire regole e consuetudini condivise sull’uso dello smartphone e in generale dei dispositivi tecnologici all’interno della propria famiglia. E questo indipendentemente dall’età dei figli. Può risultare difficile, persino con ragazzini di undici anni, far rispettare il divieto di uso durante la notte, oppure ai pasti. Eppure dovrebbe trattarsi di norme di buon senso, quasi scontate. È utile ricordare poi che nella maggior parte dei casi non si tratta di proibizioni eccessive derivanti da scarsa conoscenza degli strumenti e da un generico atteggiamento di rifiuto della tecnologia da parte degli adulti. Se ci fossero dubbi, una risorsa interessante da consultare sono queste dodici regole adottate nella sua famiglia dal guru Chris Anderson,  ex direttore della rivista di cultura digitale Wired, e presidente di un’azienda specializzata in droni, con sede in California, dunque non propriamente un individuo ostile alla tecnologia. Anderson spiega come lui e sua moglie abbiano cresciuto in questo modo cinque figli (tra gli 11 e i 22 anni): “Tutti felici, vanno bene a scuola e ci divertiamo parecchio in famiglia”. Ovviamente non possiamo verificare l’efficacia delle “cura-Anderson”, però scorrere quelle regole può incoraggiarci a rilanciare anche nelle nostre famiglie la necessità di un uso più disciplinato e consapevole delle tecnologie.

Il primo punto ribadisce la necessità di scegliere con attenzione l’età, argomento di cui ci siamo già occupati in queste pagine: “Niente telefono prima dell’estate che precede il liceo”, ovvero all’incirca 13 anni, richiesti anche per l’uso di qualsiasi social media in casa Anderson. La seconda regola – importantissima – è: “Niente schermi in camera da letto” (no screens in the bedroom): attenzione che qui si parla di schermi in generale, quindi anche tv, computer, tablet e quant’altro. A casa Anderson è consentito usarli, come si legge al punto 3, solo in spazi pubblici (soggiorno o cucina ad esempio). Può sembrare impossibile, visto che ormai quasi tutto si può vedere sul proprio smartphone, in genere da soli in camera. Tuttavia il consiglio è da prendere seriamente. Limitare il tempo di consumo solitario di immagini e contenuti audiovisivi sul proprio smartphone e favorire invece tutte le occasioni in cui tale consumo avviene in presenza di altri o, meglio ancora, insieme, davanti alla tv, o al computer, può essere un obiettivo realistico da proporci. Come lo è il punto 8 “assolutamente vietati i telefoni a tavola”, che Anderson scrive a lettere tutte maiuscole, per sottolinearne la fondamentale importanza.

Altre indicazioni hanno un tono più tecnico, e suggeriscono strumenti con i quali controllare l’utilizzo delle tecnologie in casa: si tratta di filtri e sistemi per attivare e disattivare il wifi dei vari membri della famiglia, a seconda dell’orario e del comportamento (se i genitori ti chiedono di dare una mano in casa e tu non lo fai, 24 ore senza wifi…). Un altro consiglio è quello di non regalare l’ultimo avanzatissimo e costosissimo modello di smartphone, piuttosto cominciare con dispositivi usati, almeno fino a quando i figli non andranno all’università e magari potranno contribuire alla spesa.

Le regole di Chris Anderson ci dicono molto chiaramente che chi conosce meglio queste tecnologie, chi le ha progettate e studiate, è anche ben consapevole dell’importanza di un uso corretto, forse perché meglio di altri conosce la posta in gioco: i rischi della distrazione, e più ancora della dipendenza, d’imbattersi in contenuti inadeguati o semplicemente di perdere tempo in quantità spropositate, come spesso succede – ammettiamolo – anche a noi adulti. Starà poi a ogni famiglia trovare il proprio stile anche nell’uso degli strumenti tecnologici. Il pericolo da combattere è la rassegnazione, ovvero arrendersi a comportamenti e usi che non condividiamo, soltanto perché “così fan tutti” ed è molto difficile opporsi.

L’estate, che comporta un cambio di abitudini, sia pure temporaneo, può essere un buon momento per sperimentare alcune delle indicazioni proposte. O per individuarne altre, cui magari nemmeno nella Silicon Valley avevano ancora pensato.

originariamente pubblicato su www.puntofamiglia.net

 


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