Internet, le (troppe) bufale e i social

1 Mag 2016 -

Internet, le (troppe) bufale e i social

Come le piume, sparse ovunque dopo che il cuscino è stato squarciato, perse irreparabilmente, impossibili da recuperare. Così, nel 2005, quando Facebook era ancora un servizio per pochi universitari e gli altri social media di là da venire, il giornalista americano John Seigenthaler si riferiva alle informazioni false che circolano su Internet.
Parlava per esperienza personale: la voce che lo riguardava su Wikipedia aveva riportato per qualche mese una notizia falsa e infamante, il suo coinvolgimento negli assassini di John e Robert Kennedy, con cui aveva avuto rapporti come consulente. Una volta rimosso il contenuto dall’enciclopedia, erano spuntati svariati siti che continuavano a riportarlo e a cascata altri che a loro volta lo replicavano. Oggi le piume, grazie alle reti sociali, si spargono in modo ancora più facile e pervasivo. Non sempre si tratta di falsità totali: spesso, soprattutto nel campo delle immagini, ci troviamo di fronte a contenuti veri ma non relativi al fatto di cui si sta dando notizia. Di recente il caso più eclatante è stato il video diffuso immediatamente dopo gli attentati all’aeroporto di Bruxelles, in realtà girato durante le esplosioni avvenute a Mosca nel 2011, che è stato rilanciato in Italia da svariati siti di quotidiani e magazine online (tra i più tempestivi a smascherarlo proprio Avvenire.it).Il web è un terreno insidioso, dove nessuno può sentirsi completamente al sicuro da bufale e falsificazioni.

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Come le piume, sparse ovunque dopo che il cuscino è stato squarciato, perse irreparabilmente, impossibili da recuperare. Così, nel 2005, quando Facebook era ancora un servizio per pochi universitari e gli altri social media di là da venire, il giornalista americano John Seigenthaler si riferiva alle informazioni false che circolano su Internet.
Parlava per esperienza personale: la voce che lo riguardava su Wikipedia aveva riportato per qualche mese una notizia falsa e infamante, il suo coinvolgimento negli assassini di John e Robert Kennedy, con cui aveva avuto rapporti come consulente. Una volta rimosso il contenuto dall’enciclopedia, erano spuntati svariati siti che continuavano a riportarlo e a cascata altri che a loro volta lo replicavano. Oggi le piume, grazie alle reti sociali, si spargono in modo ancora più facile e pervasivo. Non sempre si tratta di falsità totali: spesso, soprattutto nel campo delle immagini, ci troviamo di fronte a contenuti veri ma non relativi al fatto di cui si sta dando notizia. Di recente il caso più eclatante è stato il video diffuso immediatamente dopo gli attentati all’aeroporto di Bruxelles, in realtà girato durante le esplosioni avvenute a Mosca nel 2011, che è stato rilanciato in Italia da svariati siti di quotidiani e magazine online (tra i più tempestivi a smascherarlo proprio Avvenire.it).Il web è un terreno insidioso, dove nessuno può sentirsi completamente al sicuro da bufale e falsificazioni.

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