Internet e la sindrome del pesce rosso (la memoria di 8 secondi)

4 Dic 2020 - Tag: , , ,

Internet e la sindrome del pesce rosso (la memoria di 8 secondi)

Che lo smartphone non fosse del tutto neutrale, un semplice strumento in attesa delle nostre istruzioni, lo avevamo sospettato. Forse il dubbio era sorto quando ci eravamo ritrovati a scorrere compulsivamente Instagram o Facebook senza renderci conto del tempo che passava, o quando ci eravamo lasciati trascinare in una sterile discussione in quel gruppo whatsapp di genitori. E potrebbero essere molti altri gli esempi di situazioni in cui risulta chiaro come il controllo della situazione ci stia sfuggendo di mano.

La semplice presenza di uno strumento tecnologico potente e complesso come uno smartphone facilita certi comportamenti e ne rende più difficili altri. Quindi il mezzo è tutt’altro che neutrale. Ci condiziona. E non poco. Del resto, è stato così per ogni altra innovazione entrata a far parte della nostra quotidianità: il personal computer e Internet innanzitutto.

Il problema, come sintetizza Tristan Harris, un passato di ingegnere a Google, è che la tecnologia oggi è programmata per sfruttare le nostre debolezze. Per esempio quella di non saper resistere alle gratificazioni costituite dai like a ciò che postiamo, che ci porta a controllarli di continuo, come un giocatore d’azzardo con una slot machine. Il rapporto con lo smartphone fa in buona parte appello alle nostre dinamiche più profonde e istintive, quelle che nel corso dell’evoluzione ci hanno consentito la sopravvivenza.

Il pallino rosso delle notifiche sullo schermo è un segnale che non può essere trascurato. Stimola direttamente una specifica regione del cervello, l’amigdala, che è una sorta di sistema di allarme fisiologico: «È come quando hai un figlio piccolo che dorme nella sua cameretta e tu sei in un’altra stanza della casa. Il tuo orecchio è costantemente teso a sentire se si sveglia, se arriva un rumore, se si muove. La stessa cosa ti succede con il tuo cellulare. Suonerà? Arriverà un messaggio? Qualcuno mi chiamerà?», lo spiega la psicologa Ayelet Gneezy, in 8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione (Il Saggiatore, pagine 242, euro 19), ricco e documentato libro– inchiesta di Lisa Iotti, inviata del programma di Raitre ‘Presa Diretta’, che mette in chiaro quale sia la posta in gioco in questa lotta per corrodere l’attenzione di noi utenti.

 

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Che lo smartphone non fosse del tutto neutrale, un semplice strumento in attesa delle nostre istruzioni, lo avevamo sospettato. Forse il dubbio era sorto quando ci eravamo ritrovati a scorrere compulsivamente Instagram o Facebook senza renderci conto del tempo che passava, o quando ci eravamo lasciati trascinare in una sterile discussione in quel gruppo whatsapp di genitori. E potrebbero essere molti altri gli esempi di situazioni in cui risulta chiaro come il controllo della situazione ci stia sfuggendo di mano.

La semplice presenza di uno strumento tecnologico potente e complesso come uno smartphone facilita certi comportamenti e ne rende più difficili altri. Quindi il mezzo è tutt’altro che neutrale. Ci condiziona. E non poco. Del resto, è stato così per ogni altra innovazione entrata a far parte della nostra quotidianità: il personal computer e Internet innanzitutto.

Il problema, come sintetizza Tristan Harris, un passato di ingegnere a Google, è che la tecnologia oggi è programmata per sfruttare le nostre debolezze. Per esempio quella di non saper resistere alle gratificazioni costituite dai like a ciò che postiamo, che ci porta a controllarli di continuo, come un giocatore d’azzardo con una slot machine. Il rapporto con lo smartphone fa in buona parte appello alle nostre dinamiche più profonde e istintive, quelle che nel corso dell’evoluzione ci hanno consentito la sopravvivenza.

Il pallino rosso delle notifiche sullo schermo è un segnale che non può essere trascurato. Stimola direttamente una specifica regione del cervello, l’amigdala, che è una sorta di sistema di allarme fisiologico: «È come quando hai un figlio piccolo che dorme nella sua cameretta e tu sei in un’altra stanza della casa. Il tuo orecchio è costantemente teso a sentire se si sveglia, se arriva un rumore, se si muove. La stessa cosa ti succede con il tuo cellulare. Suonerà? Arriverà un messaggio? Qualcuno mi chiamerà?», lo spiega la psicologa Ayelet Gneezy, in 8 secondi. Viaggio nell’era della distrazione (Il Saggiatore, pagine 242, euro 19), ricco e documentato libro– inchiesta di Lisa Iotti, inviata del programma di Raitre ‘Presa Diretta’, che mette in chiaro quale sia la posta in gioco in questa lotta per corrodere l’attenzione di noi utenti.

 

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