Informazione, solo la dieta vi salverà

7 Set 2020 - Tag: , ,

Informazione, solo la dieta vi salverà

Le notizie? Nel migliore dei casi una perdita di tempo, nel peggiore una pericolosa intossicazione che c’impedisce di pensare con chiarezza e di decidere al meglio sulle questioni cruciali della nostra vita.

È la provocazione di Rolf Dobelli, in Smetti di leggere notizie. Come sfuggire all’eccesso di informazioni e liberare la mente, uscito in pieno lockdown per i tipi del Saggiatore: libello polemico che sembra spararla grossa, ma finisce per instillare un sano dubbio. Se magari non ci convince del tutto a seguire la totale astinenza da news proposta dall’autore (che per informarsi sull’attualità si affida al riassunto settimanale dell’”Economist”, prediligendo poi pezzi lunghi di approfondimento, libri e contatti diretti con gli esperti), qualche colpo lo mette a segno. Perché è indubbio che nel nostro modo di consumare le informazioni – soprattutto i piccoli, continui snack che ci provengono dai social media – ci sia qualcosa da migliorare.

Siamo sempre più connessi, ma sempre meno informati seriamente e capaci di pensare in modo originale e approfondito. Dobelli, scrittore e saggista svizzero, classe 1966 – già autore del fortunato L’arte di pensare chiaro (e di lasciare agli altri le idee confuse), edito da Garzanti nel 2014 – è anche fondatore di World Minds, una community di un migliaio di esperti in vari settori, dall’arte alla scienza, dall’economia alla politica, nata con lo scopo di studiare e diffondere idee in grado di migliorare la qualità delle decisioni che ognuno di noi è chiamato a prendere individualmente, ma che hanno ripercussioni sulla vita collettiva. Condizione imprescindibile per favorire lo sviluppo di un pensiero approfondito e originale è scegliere con cura le fonti dell’informazione, proprio come facciamo con il cibo.

Il libro ci invita a riprendere il controllo: decidere noi, in autonomia, quello che è davvero rilevante per la nostra vita e approfondirlo. Senza cedere al condizionamento sempre più pervasivo dei media, che attraggono e governano la nostra attenzione e il nostro tempo, beni preziosi, che dovremmo tenere cari. «Nel sistema dell’informazione in cui siamo ora, ciò che è nuovo viene venduto sempre anche come rilevante. Ma non è così. Ognuno di noi dovrebbe fare un piccolo esercizio. Innanzitutto determinare che cosa è davvero importante per la propria vita, e ciò dipende dalle ‘sfere di competenza’, cioè gli ambiti nei quali si può davvero influire, fare la differenza: il primo è naturalmente costituito dalla nostra famiglia e dagli affetti più cari, il secondo in genere dalla nostra professione. Potrebbe essercene anche un terzo, un hobby particolare o un secondo lavoro. Tutto ciò che riguarda questi aspetti ci tocca direttamente ed è rilevante per noi. Ora, consideriamo le notizie che abbiamo letto durante un anno (che in media sono tra le 20mile e le 30mila), quante di queste ci ricordiamo? Quan- te hanno avuto un impatto su una di queste sfere di competenza? Molto probabilmente il numero non è superiore a due o tre. Che per un’attività – come il consumo di news in tutti i possibili formati – cui dedichiamo tra i 58 e i 96 minuti al giorno, non è granché».

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È la provocazione di Rolf Dobelli, in Smetti di leggere notizie. Come sfuggire all’eccesso di informazioni e liberare la mente, uscito in pieno lockdown per i tipi del Saggiatore: libello polemico che sembra spararla grossa, ma finisce per instillare un sano dubbio. Se magari non ci convince del tutto a seguire la totale astinenza da news proposta dall’autore (che per informarsi sull’attualità si affida al riassunto settimanale dell’”Economist”, prediligendo poi pezzi lunghi di approfondimento, libri e contatti diretti con gli esperti), qualche colpo lo mette a segno. Perché è indubbio che nel nostro modo di consumare le informazioni – soprattutto i piccoli, continui snack che ci provengono dai social media – ci sia qualcosa da migliorare.

Siamo sempre più connessi, ma sempre meno informati seriamente e capaci di pensare in modo originale e approfondito. Dobelli, scrittore e saggista svizzero, classe 1966 – già autore del fortunato L’arte di pensare chiaro (e di lasciare agli altri le idee confuse), edito da Garzanti nel 2014 – è anche fondatore di World Minds, una community di un migliaio di esperti in vari settori, dall’arte alla scienza, dall’economia alla politica, nata con lo scopo di studiare e diffondere idee in grado di migliorare la qualità delle decisioni che ognuno di noi è chiamato a prendere individualmente, ma che hanno ripercussioni sulla vita collettiva. Condizione imprescindibile per favorire lo sviluppo di un pensiero approfondito e originale è scegliere con cura le fonti dell’informazione, proprio come facciamo con il cibo.

Il libro ci invita a riprendere il controllo: decidere noi, in autonomia, quello che è davvero rilevante per la nostra vita e approfondirlo. Senza cedere al condizionamento sempre più pervasivo dei media, che attraggono e governano la nostra attenzione e il nostro tempo, beni preziosi, che dovremmo tenere cari. «Nel sistema dell’informazione in cui siamo ora, ciò che è nuovo viene venduto sempre anche come rilevante. Ma non è così. Ognuno di noi dovrebbe fare un piccolo esercizio. Innanzitutto determinare che cosa è davvero importante per la propria vita, e ciò dipende dalle ‘sfere di competenza’, cioè gli ambiti nei quali si può davvero influire, fare la differenza: il primo è naturalmente costituito dalla nostra famiglia e dagli affetti più cari, il secondo in genere dalla nostra professione. Potrebbe essercene anche un terzo, un hobby particolare o un secondo lavoro. Tutto ciò che riguarda questi aspetti ci tocca direttamente ed è rilevante per noi. Ora, consideriamo le notizie che abbiamo letto durante un anno (che in media sono tra le 20mile e le 30mila), quante di queste ci ricordiamo? Quan- te hanno avuto un impatto su una di queste sfere di competenza? Molto probabilmente il numero non è superiore a due o tre. Che per un’attività – come il consumo di news in tutti i possibili formati – cui dedichiamo tra i 58 e i 96 minuti al giorno, non è granché».

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