Il database della vita

22 Apr 2003 -

Il database della vita

La prerogativa del database è di contrapporsi alla narrazione, una struttura rigida che impone un suo percorso e distribuisce le informazioni lungo il suo snodarsi, in favore di un’organizzazione reticolare che si apre alla navigazione individuale. Stefania Garassini analizza i nuovi aspetti del fenomeno.

Nell’era dell’ipertesto, della connessione non lineare tra le informazioni, è la logica dell’archivio a prevalere. Uno dei problemi posti dall’era digitale è proprio quello della struttura da dare ai dati e non a caso proprio il concetto di database è uno dei temi forti che caratterizzano la cultura legata al computer.
Il database è una raccolta di dati non strutturata in modo rigido, che può essere esplorata secondo modalità diverse. Ogni ipertesto è un database, e il world wide web è a sua volta un gigantesco archivio di database.

La nostra esperienza sarà sempre più legata all’esplorazione e alla ricerca all’interno di queste sconfinate collezioni di dati. La prerogativa del database, come ricorda anche lo studioso di nuovi media Lev Manovich (Lev Manovich: la forma nella società dell’informazione , Features 21.1.2003) è di contrapporsi alla narrazione – vale a dire una struttura rigida che impone un suo percorso, e distribuisce le informazioni lungo il suo snodarsi, in favore di un’organizzazione reticolare che si apre alla navigazione individuale.
Come ci rapportiamo con questi dati? Come li percepiamo?
Sono ormai molti i progetti scientifici e artistici che affrontano problematiche di “Data perception”, ovvero di ricerca della struttura visiva o auditiva da fornire a un insieme di dati perché ci risulti più facile esplorarli.

Si può scegliere, ad esempio, di riprodurre una situazione reale (per citare un caso, ricostruendo uno schedario per documenti in computer grafica tridimensionale), ma le esperienze più interessanti attualmente sono quelle che si sganciano del tutto dai modelli del mondo materiale per interpretare secondo parametri nuovi lo spazio della rete. Il progetto Datacloud (“nube di dati”), presentato all’ultima edizione del DEAF (Dutch Electronic Art Festival) che si è tenuto di recente a Rotterdam, propone una costellazione di dati visualizzati in uno spazio astratto tridimensionale. Le relazioni spaziali fra i vari gruppi di dati rappresentano visivamente i rapporti strutturali fra gli oggetti, legati da somiglianze nel nome o nella data di immissione nel database.
Una variante di questo progetto, realizzato dal centro di ricerca V2 di Rotterdam, è Amicitia, modello di database in due dimensioni per organizzare contenuti audiovisivi, messo a punto in collaborazione con alcune reti televisive europee (tra le quali l’inglese BBC e l’austriaca ORF).

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La prerogativa del database è di contrapporsi alla narrazione, una struttura rigida che impone un suo percorso e distribuisce le informazioni lungo il suo snodarsi, in favore di un’organizzazione reticolare che si apre alla navigazione individuale. Stefania Garassini analizza i nuovi aspetti del fenomeno.

Nell’era dell’ipertesto, della connessione non lineare tra le informazioni, è la logica dell’archivio a prevalere. Uno dei problemi posti dall’era digitale è proprio quello della struttura da dare ai dati e non a caso proprio il concetto di database è uno dei temi forti che caratterizzano la cultura legata al computer.
Il database è una raccolta di dati non strutturata in modo rigido, che può essere esplorata secondo modalità diverse. Ogni ipertesto è un database, e il world wide web è a sua volta un gigantesco archivio di database.

La nostra esperienza sarà sempre più legata all’esplorazione e alla ricerca all’interno di queste sconfinate collezioni di dati. La prerogativa del database, come ricorda anche lo studioso di nuovi media Lev Manovich (Lev Manovich: la forma nella società dell’informazione , Features 21.1.2003) è di contrapporsi alla narrazione – vale a dire una struttura rigida che impone un suo percorso, e distribuisce le informazioni lungo il suo snodarsi, in favore di un’organizzazione reticolare che si apre alla navigazione individuale.
Come ci rapportiamo con questi dati? Come li percepiamo?
Sono ormai molti i progetti scientifici e artistici che affrontano problematiche di “Data perception”, ovvero di ricerca della struttura visiva o auditiva da fornire a un insieme di dati perché ci risulti più facile esplorarli.

Si può scegliere, ad esempio, di riprodurre una situazione reale (per citare un caso, ricostruendo uno schedario per documenti in computer grafica tridimensionale), ma le esperienze più interessanti attualmente sono quelle che si sganciano del tutto dai modelli del mondo materiale per interpretare secondo parametri nuovi lo spazio della rete. Il progetto Datacloud (“nube di dati”), presentato all’ultima edizione del DEAF (Dutch Electronic Art Festival) che si è tenuto di recente a Rotterdam, propone una costellazione di dati visualizzati in uno spazio astratto tridimensionale. Le relazioni spaziali fra i vari gruppi di dati rappresentano visivamente i rapporti strutturali fra gli oggetti, legati da somiglianze nel nome o nella data di immissione nel database.
Una variante di questo progetto, realizzato dal centro di ricerca V2 di Rotterdam, è Amicitia, modello di database in due dimensioni per organizzare contenuti audiovisivi, messo a punto in collaborazione con alcune reti televisive europee (tra le quali l’inglese BBC e l’austriaca ORF).

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