Il caso. L’insostenibile dipendenza dallo smartphone

26 Ott 2017 -

Il caso. L’insostenibile dipendenza dallo smartphone

Quella notifica di Whatsapp che proprio non possiamo perdere, il post di Facebook che sembra imprescindibile, il nostro profilo Instagram e i like in aumento o in diminuzione, i tweet in arrivo, e quella notizia incredibile che dobbiamo condividere subito. Tutto concorre a tenerci sempre connessi, attaccati agli schermi dei nostri smartphone, da cui ci attendiamo continue novità e gratificazioni.
Nel nostro rapporto con il cellulare “intelligente” che portiamo in tasca o nella borsa siamo ormai arrivati a un punto di simbiosi tale che dovremmo abituarci a guardarlo come una sorta di slot machine, un dispositivo studiato per creare dipendenza, dove nulla è lasciato al caso ma ogni dettaglio ha lo scopo di rendere estremamente difficile staccare gli occhi (e le dita) dallo schermo. Nell’era del sovraccarico informativo, la risorsa veramente preziosa è la nostra attenzione: per attirarla e trattenerla è in atto una lotta senza esclusione di colpi tra i protagonisti del Web. In palio ci sono gli enormi investimenti della pubblicità online, che hanno bisogno di individuare destinatari quanto più possibile interessati ai prodotti che propongono. «Siamo nell’economia dell’attenzione, dove servizi come Facebook, Instagram o Twitter cercano di attrarci e farci tornare sempre più spesso e per un tempo più lungo sui propri siti. In una situazione del genere i meccanismi che creano dipendenza sono vincenti», spiega Adam Alter, professore di marketing e di psicologia alla New York University, autore di un volume uscito di recente negli Stati Uniti, Irresistible, in cui studia come sono nate e si sono affermate quelle che l’autore chiama «tecnologie della dipendenza».

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Quella notifica di Whatsapp che proprio non possiamo perdere, il post di Facebook che sembra imprescindibile, il nostro profilo Instagram e i like in aumento o in diminuzione, i tweet in arrivo, e quella notizia incredibile che dobbiamo condividere subito. Tutto concorre a tenerci sempre connessi, attaccati agli schermi dei nostri smartphone, da cui ci attendiamo continue novità e gratificazioni.
Nel nostro rapporto con il cellulare “intelligente” che portiamo in tasca o nella borsa siamo ormai arrivati a un punto di simbiosi tale che dovremmo abituarci a guardarlo come una sorta di slot machine, un dispositivo studiato per creare dipendenza, dove nulla è lasciato al caso ma ogni dettaglio ha lo scopo di rendere estremamente difficile staccare gli occhi (e le dita) dallo schermo. Nell’era del sovraccarico informativo, la risorsa veramente preziosa è la nostra attenzione: per attirarla e trattenerla è in atto una lotta senza esclusione di colpi tra i protagonisti del Web. In palio ci sono gli enormi investimenti della pubblicità online, che hanno bisogno di individuare destinatari quanto più possibile interessati ai prodotti che propongono. «Siamo nell’economia dell’attenzione, dove servizi come Facebook, Instagram o Twitter cercano di attrarci e farci tornare sempre più spesso e per un tempo più lungo sui propri siti. In una situazione del genere i meccanismi che creano dipendenza sono vincenti», spiega Adam Alter, professore di marketing e di psicologia alla New York University, autore di un volume uscito di recente negli Stati Uniti, Irresistible, in cui studia come sono nate e si sono affermate quelle che l’autore chiama «tecnologie della dipendenza».

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