A proposito di Sex Education di Netflix

8 Feb 2019 - Tag: ,

A proposito di Sex Education di Netflix

Se vostro figlio o figlia ha tra i dodici e i diciotto anni è altamente probabile che in questi giorni stia guardando la nuova serie di Netflix “Sex Education”. Inglese, dai toni leggeri, divertente e ben scritta, la serie racconta la storia di Otis, un ragazzo timido e sensibile, figlio di una sessuologa, che diventa il punto di riferimento nella sua scuola per consulenze su problemi di sesso. Viste le prime cinque puntate della stagione d’esordio (ma Netflix ha già confermato la seconda)
*ecco quello che i genitori devono sapere*.
Si tratta di una serie dichiaratamente vietata ai minori di 14 anni, che tiene perfettamente fede al titolo mostrando nel dettaglio quanto si riferisce alla sfera sessuale, senza lasciare praticamente nulla all’immaginazione.
L’idea di base è che l’interesse principale dei ragazzi in età liceale sia essenzialmente il sesso, sia etero che omosessuale.
Essendo, come dicevamo, molto ben scritta e recitata, la serie riesce a non scadere mai in un linguaggio pesantemente morboso e brutalmente pornografico (almeno fino al punto in cui l’abbiamo vista, integreremo questa recensione con le ultime puntate). In fondo è come se fosse tutto un gioco da non prendere troppo sul serio.
Le relazioni fra i ragazzi sono ritratte in modo positivo, con episodi di bullismo che vengono stroncati sul nascere e personaggi spacconi e poco rispettosi, che vengono emarginati. Il tutto però condito da un modo superficiale di trattare un argomento che richiederebbe un approccio ben più curato. Come se il sesso fosse soltanto questione di prestazioni e di apprendimento di tecniche sempre più avanzate, esattamente come ogni altra abilità da acquisire, dal nuoto all’andare in bicicletta.
Il linguaggio della serie è dunque strumentale a far passare l’idea di una sessualità sganciata dagli affetti, un’esperienza necessaria se non si vuole essere tagliati fuori, da consumare senza cedere ad alcun coinvolgimento e non trascurando le pratiche più estreme.

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A proposito di Sex Education di Netflix

Se vostro figlio o figlia ha tra i dodici e i diciotto anni è altamente probabile che in questi giorni stia guardando la nuova serie di Netflix “Sex Education”. Inglese, dai toni leggeri, divertente e ben scritta, la serie racconta la storia di Otis, un ragazzo timido e sensibile, figlio di una sessuologa, che diventa il punto di riferimento nella sua scuola per consulenze su problemi di sesso. Viste le prime cinque puntate della stagione d’esordio (ma Netflix ha già confermato la seconda)
*ecco quello che i genitori devono sapere*.
Si tratta di una serie dichiaratamente vietata ai minori di 14 anni, che tiene perfettamente fede al titolo mostrando nel dettaglio quanto si riferisce alla sfera sessuale, senza lasciare praticamente nulla all’immaginazione.
L’idea di base è che l’interesse principale dei ragazzi in età liceale sia essenzialmente il sesso, sia etero che omosessuale.
Essendo, come dicevamo, molto ben scritta e recitata, la serie riesce a non scadere mai in un linguaggio pesantemente morboso e brutalmente pornografico (almeno fino al punto in cui l’abbiamo vista, integreremo questa recensione con le ultime puntate). In fondo è come se fosse tutto un gioco da non prendere troppo sul serio.
Le relazioni fra i ragazzi sono ritratte in modo positivo, con episodi di bullismo che vengono stroncati sul nascere e personaggi spacconi e poco rispettosi, che vengono emarginati. Il tutto però condito da un modo superficiale di trattare un argomento che richiederebbe un approccio ben più curato. Come se il sesso fosse soltanto questione di prestazioni e di apprendimento di tecniche sempre più avanzate, esattamente come ogni altra abilità da acquisire, dal nuoto all’andare in bicicletta.
Il linguaggio della serie è dunque strumentale a far passare l’idea di una sessualità sganciata dagli affetti, un’esperienza necessaria se non si vuole essere tagliati fuori, da consumare senza cedere ad alcun coinvolgimento e non trascurando le pratiche più estreme.

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