“Una legge per regolamentare i social”: la chiedono con forza anche i ragazzi della Gen Z

1 Nov 2025 - Tag: , ,

“Una legge per regolamentare i social”: la chiedono con forza anche i ragazzi della Gen Z

Il 10 ottobre scorso nel parco di Tompkins Square a New York si è tenuto un evento singolare, il NYC Delete Day, una cerimonia collettiva in cui ai partecipanti era chiesto di cancellare (Delete) uno dei propri profili sui social media, e di farlo tutti insieme, nello stesso momento. L’iniziativa partiva dal movimento “Time to refuse” (“Il momento di rifiutare”), composto da esponenti della generazione Z (i nati tra il 1996 e il 2012) uno dei numerosi gruppi di giovani che negli Stati Uniti stanno chiedendo con forza ai giganti dei social e alle istituzioni di introdurre seri metodi di verifica dell’età e regole per rendere più sano e sostenibile l’uso dei social media. Per molti di loro, la prima generazione ad aver affrontato la pubertà immersi nei social media, è ormai andata. E non è andata bene. Impressiona leggere le ragioni elencate nel Manifesto diffuso in occasione dell’evento newyorkese. «Siamo inciampati in questo mondo senza limiti di età, senza guardrail, con pochissime protezioni – si legge nel documento –. E la maggior parte dei giovani adulti con cui parliamo reagiscono inorriditi al pensiero che lo stesso possa accadere ai loro futuri figli: guardare porno violento da preadolescenti, proporsi online come oggetti, anche solo postare selfie per essere classificati e recensiti da estranei». Si tratta di un’analisi lucida, che fornisce un ritratto molto più vero di tante dotte disquisizioni di esperti, all’apparenza impegnati a sottovalutare la portata del problema. È innegabile che i social media abbiano anche aspetti positivi e che non siano i soli responsabili del crescente disagio giovanile. Va però ancora trovato il modo di valorizzarne a pieno il potenziale. Mentre sono sempre più chiari gli aspetti critici, come confermato anche nel settembre scorso dagli sconcertanti dati di un sondaggio pubblicato sul New York Times secondo i quali il 47% dei teenager interpellati avrebbe preferito se TikTok non fosse mai esistito. In percentuali lievemente inferiori lo stesso valeva per Instagram (34%), Snapchat (43%) e Facebook (37%).

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Il 10 ottobre scorso nel parco di Tompkins Square a New York si è tenuto un evento singolare, il NYC Delete Day, una cerimonia collettiva in cui ai partecipanti era chiesto di cancellare (Delete) uno dei propri profili sui social media, e di farlo tutti insieme, nello stesso momento. L’iniziativa partiva dal movimento “Time to refuse” (“Il momento di rifiutare”), composto da esponenti della generazione Z (i nati tra il 1996 e il 2012) uno dei numerosi gruppi di giovani che negli Stati Uniti stanno chiedendo con forza ai giganti dei social e alle istituzioni di introdurre seri metodi di verifica dell’età e regole per rendere più sano e sostenibile l’uso dei social media. Per molti di loro, la prima generazione ad aver affrontato la pubertà immersi nei social media, è ormai andata. E non è andata bene. Impressiona leggere le ragioni elencate nel Manifesto diffuso in occasione dell’evento newyorkese. «Siamo inciampati in questo mondo senza limiti di età, senza guardrail, con pochissime protezioni – si legge nel documento –. E la maggior parte dei giovani adulti con cui parliamo reagiscono inorriditi al pensiero che lo stesso possa accadere ai loro futuri figli: guardare porno violento da preadolescenti, proporsi online come oggetti, anche solo postare selfie per essere classificati e recensiti da estranei». Si tratta di un’analisi lucida, che fornisce un ritratto molto più vero di tante dotte disquisizioni di esperti, all’apparenza impegnati a sottovalutare la portata del problema. È innegabile che i social media abbiano anche aspetti positivi e che non siano i soli responsabili del crescente disagio giovanile. Va però ancora trovato il modo di valorizzarne a pieno il potenziale. Mentre sono sempre più chiari gli aspetti critici, come confermato anche nel settembre scorso dagli sconcertanti dati di un sondaggio pubblicato sul New York Times secondo i quali il 47% dei teenager interpellati avrebbe preferito se TikTok non fosse mai esistito. In percentuali lievemente inferiori lo stesso valeva per Instagram (34%), Snapchat (43%) e Facebook (37%).

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